“Le cose non saranno mai più come prima” la voce della signora al supermercato è altissima, tanto da farmi sperare in un decreto dell’ultimo minuto che tuteli il distanziamento uditivo. C’è una tendenza egocentrica di taluni che si esprime nella convinzione che le proprie conversazioni telefoniche possano essere interessanti per gli estranei. Come una bacheca social viaggiante in tre dimensioni, la signora, nascosta da una mascherina in tinta con la borsetta, esprime apprezzamenti, diffonde opinioni e dinieghi, il tutto cercando di agganciare con lo sguardo le persone infastidite ma forzatamente interessate al suo sproloquio. Continuo a fare la spesa accompagnata dall’indesiderato sonoro che stranamente mi passeggia a pochi metri di distanza ( che stia seguendo la mia lista di acquisti?). Mi domando in che senso “le cose non saranno più come prima” possa essere un motivo di preoccupazione per chi abbina la mascherina alla borsetta dimostrando un indice di adattabilità formidabile. Io faccio fatica a respirarci dentro oltre che a sentirmi perennemente in dubbio sulla reale utilità del bardamento. Mi sono anche informata leggendo tutte le campane, i campanacci ed i campanellini e per quanto abbia una certa considerazione della mia capacità di discernimento ho deposto le armi e soffoco come molti dentro l’imposizione in attesa di ulteriori dati per ragionarci sopra. La signora ancora balbetta tra i biscotti di “quel video di quel giornalista che…”
Le cose non saranno mai più come prima… Ma rispetto a cosa? Lavarsi le mani è sempre stata una mia abitudine, così come togliere le scarpe una volta arrivata a casa. Ho sempre evitato le folle perché non le sopporto ma pur consapevole che non tutti possano essere cresciuti con le mie stesse psicosi mi chiedo come non sia chiaro che le cose non sono mai state “come prima”. Ogni giorno si consuma solitario e per quanto noi possiamo essere animali abitudinari e fingere di vivere sempre la stessa giornata camuffata da altro con qualche vario od eventuale, in realtà credo sia molto meglio che le cose evolvano e che soprattutto che ci rendiamo conto che il potere di cambiare risiede dentro di noi. Non sono una di quelle persone che ipotizza e sentenzia su dati scientifici o statistiche di guarigione perché non penso di essere utile nella mia ignoranza sull’argomento. Ma la signora insiste mentre impaurita e bardata impeccabilmente contro il contagio scarta una caramella prelevata dalla borsetta e con quelle stesse mani a contatto di microbi, batteri ed eventuali virus se la deposita in bocca facendo attenzione a non spostare troppo la mascherina.
A questo punto decide di attivare il vivavoce. Evidentemente deve aver pensato che per dovizia di informazione fosse necessario sentire anche le risposte alle sue assurdità, ma credo, evidentemente, di essere io la mosca bianca infastidita, perché guardandomi intorno vedo gente che improvvisa video su TiK ToK facendo rotolare un pomodoro su una cassetta per poi farlo diventare, con un gioco di pause, un cocomero; ragazzini con delle piccole casse che ascoltano la musica ad un volume decisamente alto e una signora di una certa età che abbozza un balletto sulle note immaginarie di ” non ce n’è covviddi”. In questo quadro non è la telefonata in vivavoce che esce dalla cornice ma la mia figura immobile e basita con le zucchine biologiche in una mano e la polpa di pomodoro nell’altra. Se fosse per me incriminerei chi ha inventato i messaggi vocali su whatsApp perché li considero fastidiosi quindi figuriamoci come possa trovarmi in questa situazione. Urge la necessità di cambiare orario per fare la spesa? Cambiare supermercato? Munirsi di cuffiette per isolarsi ancora di più in un mondo che ci vede sempre più distanti? Sono cambiate le regole di educazione nei rapporti sociali ma questo non dipende dalla pandemia.
Per fortuna come dice la signora “le cose non saranno mai più come prima”, e come dice Rossella “domani è un altro giorno”.